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Articolo impopolare

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Lorenzo "Jovanotti" Cherubini durante un concerto

Lorenzo "Jovanotti" Cherubini durante un concerto.

Da anni ormai siamo sommersi attaccati da messaggi più o meno espliciti sulla necessità di aiutare i poveri del mondo, le popolazioni sottosviluppate, attaccate dalle malattie, carestie, guerre, pestilenze, e via dicendo.
Si vendono biglietti e si affollano concerti per aiutare i bambini che muoiono di fame in India, Africa, Sudamerica, Asia o persino in Europa, con tante luci e tante star, al punto che una volta entrati ci siamo già scordati come mai abbiamo dato settanta euro per vederli dimenare in costumi improbabili, presi dal ritmo anch’esso consumista e personalistico che essi esprimono e ci trasmettono.
Vediamo Greenpeace, Peta, LAV, etc. fare dimostrazioni contro l’inquinamento marino, terrestre o l’estinzione di razze protette e ci convertiamo alle pratiche  vegetariane più stravaganti, financo arrivare a negare i valori nutrizionali che da milioni di generazioni abbiamo assimilato, mettendo (è bene dire in rari casi) in pericolo la nostra salute, a favore di un ideale vacuo.

 

Ebbene, questo mio articolo non vuole essere una presa di posizione a favore di tutto questo sistema industriale a suo modo, bensì un attacco alle facili suggestioni che vengono in molti di noi instillate da queste fabbriche di paure e necessità, non meno consumistiche di riconosciuti mercanti di prodotti di uso comune (dal cibo fast-food, al giocattolo colorato, fino ad arrivare al capo di moda più in, che in due mesi sarà out). S’intenda bene la mia avversione anche contro tale sistema spersonalizzante che ci trasforma in consumatori più che esseri pensanti e raziocinanti, che scelgono liberamente l’acquisto di un bene o servizio: ciò non di meno, non riesco a tollerare la sproporzione morale con la quale si debba considerare una certa proposta migliore di un’altra.

Da ardente naturalista e gius-naturalista, sono convinto della perfezione della Natura, la quale ci ha generato al pari delle altre specie sulla terra. Se si prendesse un organismo vivente qualunque, dall’essere umano stesso, fin’anche piante e altri animali, si potrebbe notare come insieme agli elementi costitutivi la vita dell’organismo vi sono anche quelli patologici che ne determinano malanni e stati di deperimento.
Quindi, come un uomo si ammala a causa di un virus, essere vivente anch’esso, che adeguatamente assimilato senza l’apporto di cure esterne rende il corpo immune a tale virus, alle volte  l’intromissione di medicamenti possono lenire la malattia nell’immediato, ma rendere l’organismo sensibile a quello stesso virus o altri più potenti, in quanto fattore esterno al sistema immuniutario (il quale si aggiorna ad ogni attacco, trovando le contromisure per il prossimo).

Le campagne decennali per sfamare i popoli denutriti e morenti, alimentate più dal nostro senso di colpa di ricchi occidentali grassi ed egoisti piuttosto che dalla necessità oggettiva, hanno portato la popolazione mondiale a livelli insostenibili, causando crisi alimentari, carestie, guerre e flussi migratori che minacciano il nostro sistema globale.
Il risultato del buonismo eccessivo dei nostri comportamenti ipocriti ha quindi prodotti danni maggiori di un eventuale disinteresse da parte nostra nei confronti del mondo circostante. Paradossi.

Come detto in precedenza, sono un sostenitore strenuo del naturalismo, benché mediato da sano buonsenso umano: la Natura aveva iniziato un processo di riduzione della popolazione, per quanto cinico e freddo questo concetto possa apparire, e noi abbiamo interferito con questo processo di riassestamento. Da un lato è intervenuto quel senso di colpa detto sopra, ma anche per calcoli economici che, se ben ci riflettessero, attaccano proprio i principi di coloro che si battono, con tali pratiche terzomondistiche, acché grandi corporazioni non trasformino o affamino il mondo.
Infine dunque il beneficio di una Cina ricca, prospera e in saluta diventa più un vantaggio per Microsoft, Monsanto ovvero General Motors, piuttosto che per le ONLUS che hanno lo scopo di sfamare con un euro al giorno mille bambini del Guandong.

 

Bono Vox canta durante un concerto improvvisato

Bono Vox canta durante un concerto improvvisato

Eppure ci sbracciamo come dei forsennati ai concerti di Bono Vox, che vuole dare una ciotola di riso a tutti bambini affamati dell’Africa sub-sahariana; ci disperiamo quando vediamo immagini di uomini nel fango che arrancano morendo in Cina, correndo a dare un contributo alle associazioni umanitarie che lo aiuteranno a sopravvivere; ci affanniamo in campagne contro lo sfruttamento del lavoro minorile in medioriente, africa o asia, firmando petizioni e ancora andando ai concerti di Bono Vox, comprando magliette, spille e bandane fabricate proprio da coloro che vorremmo preservare (perché non abbiamo venti euro per comprare quelle nostrane, avendo speso tutto per il biglietto del concerto di Bono Vox, e quindi compriamo quelle a basso costo, che costano poco perché fatte da un ragazzino di 12 anni in uno scantinato di Islamabad).
Facciamo tutto questo allegramente alla moda, senza capire quanto questo atteggiamento sta contribuendo al peggioramento della situazione che vorrebbe sanare: ma tanto possiamo sempre andare a un concerto di Jovanotti, ché Bono Vox non ne capisce quanto lui…

Written by Antonello Provenzano

27 ottobre 2008 at 2:50 am