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Uno sguardo personale alla Politica

Reale più della finzione

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Di solito cerco di scrivere degli articoli che non abbiano grande attinenza con il giorno corrente, cercando di dare un taglio generico a quello che scrivo, in maniera tale da poterlo rendere vero e verificabile a distanza di tempo dal momento dell’edizione. Oggi voglio fare uno strappo alla regola, venendo a presentarsi alcune condizioni alquanto rare.

John McCain e Barack Obama, candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d'America

John McCain e Barack Obama, candidati alla Presidenza degli Stati Uniti d'America

Da americanista inerba, da giovane ebbi modo di cominciare a seguire una serie telvisiva particolare, che negli Stati Uniti ha avuto un successo enorme, passando quasi inosservata in Italia, seppellita alle 4 o alle 6 di mattina su Rete4 (ergo: gli ultimi degli ultimi, benché di recente rispolverato su FOX), che descrive in maniera dolciastra ma molto accattivante le giornate tipiche di un presidente degli Stati Uniti d’America (o POTUS): The West Wing.
Anche se tentato, non mi soffermerò a descriverne la trama, benché quasi a fatica reprimo la voglia di farlo, mettendovi a parte di quanto sia bello idealizzare la politica così: i punti salienti di questo articolo si svolgono nelle due stagioni finali della serie.

Dopo otto anni di onorato servizio liberal, Josiah “Jed” Bartlett è alla fine del secondo mandato e urge un nuovo presidente: campagne primarie democratiche e repubblicane si susseguono, con colpi di scena uno dopo l’altro, fino ad arrivare alla definizione (alla fine della sesta serie) dei due candidati.
La scelta cade a sorpresa su due candidati underdog per entrambi gli schieramenti: un ispano-americano, Matthew Vicente Santos, dal lato democratico, ex membro del Congresso, e Arnold Vinick, un senatore di lungo corso quasi in procinto di diventare ambasciatore presso l’ONU.

Alan Alda come Arnold Vinick

Arnold Vinick, candidato repubblicano alla Casa Bianca in "The West Wing"

I due infatti all’inizio della corsa non godevano dei favori dei loro rispettivi partiti: Santos in quanto giovane, inesperto e dal colore della pelle non-bianco, Vinick in quanto troppo anziano non conservatore (pro-choice, e molto indipendente), costretto a prendere un running mate molto bibliofilo e amico della destra ultra-cristiana.

La finzione della televisione alle volte sconvolge per la capacità di anticipare i tempi, ma in questo caso è davvero incredibile la coincidenza di personaggi, stili e caratteristiche che questo show (per motivi di audience, sia ben chiaro) è riuscito a prevedere anni prima degli accadimenti odierni: The West Wing infatti terminò [ahimé!] nel 2005, lasciando molti, me incluso, con un grande magone.
Temporalmente quindi non vi è nemmeno coincidentalmente alcun contatto con i fatti che hanno portato Barack Hussein Obama e John McCain a sfidarsi domani [4 Novembre 2008] per la presidenza degli Stati Uniti d’American, ma sembra quasi che stiano recitando il copione che Aaron Sorkin aveva già scritto anni fa, quando il senatore nero dell’Illinois era un neo-eletto quasi ignoto giovane rappresentante, e il vecchio senatore dell’Arizona era sul viale del tramonto, dopo essere stato sconfitto alle primarie del 2000 da George W. Bush Jr.

Jimmy Smits (Matt Santos in "The West Wing") insieme a Barack Obama

Bisogna anche dire che Eli Attie, uno degli autori principali (insieme a John Wells, autore anche di E. R.) di The West Wing, è amico del chief strategist di Obama: magari qualche imput comune sul personaggio era già stato costruito e testato.

Si dice di solito che anticipare il finale di una partita rende antipatica la persona e rovina la suspence dell’attesa, ma immagino che nel momento in cui molti di voi staranno leggendo questo articolo le elezioni saranno già state decise e staremo già giudicando gli effetti, per questo non mi faccio problemi a rivelare che nella serie televisiva il vincitore sarà il giovane e rampante senatore ispanico Santos, di misura sul buon senatore Vinick, il quale diventerà, nello spirito bipartisan dei liberal, Segretario di Stato nel gabinetto del primo.

Aaron Sorkin e Thomas Schlamme, due degli autori principali di "The West Wing"

Aaron Sorkin e Thomas Schlamme, due degli autori principali di

Personalmente mi auguro un esito differente da quello prospettato da Soorkin, Attie e Wells in The West Wing, in quanto Obama, a mio modo di vedere, non è altro se non un bel viso, una rock-star, un affascinatore, che nei momenti di crisi verrà scavalcato dal senso di inadeguatezza, cedendo a facili ideologie giovanili, che attualmente, specie dopo l’esplodere della crisi economica globale, risulterebbero un martello su un vetro. Staremo a vedere domani.

 

 

 

 

[Aggiornamento: come nel telefilm il candidato Matthew Vicente Santos, anche la sua versione reale Barack Hussein Obama ha vinto le elezioni, anche se con ampio margine, al contrario del primo. Purtroppo il telefilm The West Wing s’interromperà qualche episodio dopo, con il candidato sconfitto, Arnold Vinick, nominato Segretario di Stato, in pieno spirito bi-partisan: non si può dire cosa Santos abbia combinato nei suoi anni di presidenza, cosa che non aiuterà Obama, il quale non potrà prendere spunto dalla trama questa volta.]

Written by Antonello Provenzano

3 novembre 2008 a 6:31 am

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